Consciamente

 

Mi sbagliavo a credere che la corsa dovesse avere uno scopo, che senza una competizione futura non avesse senso. Il piacere in sé è una ragione sufficiente per intraprendere una certa attività.”

Larry Shapiro

Ed è proprio questo il senso più autentico della corsa che dobbiamo riscoprire: la gioia e il piacere di correre. Stati emotivi che troppo spesso dimentichiamo, relegati in qualche angolo remoto della nostra mente.

Quasi mai consideriamo questo aspetto quando indossiamo le nostre scarpe da corsa per uscire ad allenarci.

È frequente, infatti, che la nostra mente tenda a stimolare comportamenti che ci fanno sentire carenti o in colpa se non ci alleniamo; ci convince ad allenarci anche quando abbiamo le gambe affaticate, anche se non abbiamo voglia di alzarci, anche se piove o fa freddo, anche se non abbiamo motivazione. È lei che ci impone di “andare al campo”, perché “abbiamo una tabella da rispettare”, perché altrimenti “ci sentiremo in colpa verso noi stessi”, perché “perderemo l’allenamento e quindi non renderemo in gara” e poi… e poi magari in gara si “fallisce” ugualmente.

In altri casi, la mente tende anche a generare atteggiamenti negativi verso eventi e situazioni che comportano un forte coinvolgimento emotivo, atteggiamenti che ci portano a valutare in modo errato le nostre reali prestazioni, i nostri obiettivi e i risultati che ne conseguono.

L’avvicinarsi di una competizione, ad esempio, un appuntamento molto sentito, il culmine di mesi di allenamento, può causare una forte agitazione, che aumenta con l’avvicinarsi del giorno della gara e che, durante il pre-gara, può generare reazioni somatiche come vomito o diarrea, perché magari si ha paura di non raggiungere gli obiettivi prefissati o perché si dovrà competere con avversari temibili. È la mente che si impone sul corpo, alterandone il normale equilibrio. Un’ansia che, se non si riesce a controllare prima della competizione, rischia di condizionare anche la prestazione in gara, che inevitabilmente ne risentirà. La nostra mente potrebbe essere completamente assorbita dalla rivalità sportiva con un amico/avversario, impegnata, fin dall’inizio, a controllare, seguire, recuperare i tempi dell’allungo e dell’ultimo strappo, con un risultato finale magari al di sotto delle proprie capacità. Oppure, da soli, con un obiettivo e quindi con la testa su una tabella di gara da rispettare, vincolati a una determinata andatura che notiamo di non riuscire a tenere e… scoraggiati e demoralizzati, magari si finisce col ritirarsi dalla gara.

In questi e in molti altri casi, l’azione della mente condiziona, blocca o limita la libera espressione del corpo, riducendone fortemente le prestazioni, nonostante ci siamo allenati con regolarità e quindi con tutte le condizioni favorevoli per rendere al meglio, vanificando i nostri sforzi.

Ma non è solo allenandosi sempre e comunque che si ottengono risultati soddisfacenti. Occorre invece sentire “il piacere di farlo”, imparare ad “ascoltarci” e a riscoprire cosa significa davvero correre ed essere consapevoli di quando e se è giusto o meno fare determinate cose nella vita.L’irrequietezza, l’agitazione, l’insicurezza, lo scoraggiamento, il demoralizzarsi sono sintomi di una mente in disordine, di una mente che ha bisogno di essere frenata e controllata, perché è in grado di condizionare in peggio i nostri risultati, creando danni alle prestazioni fisiche.

Imparare a governare la mente, a evitare che le angosce prendano il sopravvento, è una capacità fondamentale; se pensiamo alla maratona, al fatidico 35° km, o al Passatore o alla 24 ore, ebbene, solo al pensiero ci si potrebbe sentire stanchi, ma la sopportazione del dolore, l’incremento della soglia di resistenza, la capacità di sopportare con il sorriso grandi carichi di lavoro e trovare i tempi giusti adatti alle esigenze soggettive sono tutte doti che maturano fortemente quando ci dimostriamo capaci di allontanare la mente conscia dal nostro corpo.

Quando si riesce a fare in modo che il corpo lavori in completa libertà, a essere se stessi e sentire le proprie gambe, i propri polmoni, il proprio cuore, con la possibilità di agire senza il condizionamento della mente, senza le preoccupazioni per i tempi delle ripetute, senza i timori di essere battuti in gara, senza la paura di non riuscire a tenere il passo… senza ogni altro influsso della mente conscia, ci si potrà godere appieno dei piaceri della corsa, anche di lunga durata, e ogni sforzo, ogni impegno potrà rivelarsi un valido alleato per il superamento di stati di stress fisico ed emotivo, e non solo, ma contribuire ad andare oltre se stessi.

Correre da umani e non come automi.

Quando si è sciolti e rilassati, il cuore batte più lentamente. Si ha piena consapevolezza di ciò che si sta facendo e, con la mente sgombra, si può osservare il panorama, concentrarsi sulla corsa, sentire nel profondo le emozioni e l’equilibrio armonioso dei propri muscoli e, cosa ancora più importante, la scioltezza dei movimenti rende anche più economico ed efficiente il gesto tecnico.

Tali comportamenti, ovvero l’acquisizione di un simile stato mentale, personale e anche fisico, un’arte del vivere, una maniera d’essere, offrono un’importante prerogativa, quella di poterci creare delle nuove abitudini, nella nostra vita di tutti i giorni, sportiva e non, quelle buone abitudini quotidiane e routine nelle quali rifugiarci e che ci consentono di essere delle persone migliori ogni giorno, sia per noi che per gli altri.

La Meditazione Zen può fornirci una via che ci riporti al nostro vero “Io”, al presente, al “qui e ora”, distaccandoci dalle distrazioni inutili e dagli atteggiamenti mentali che ci allontanano dalla realtà e, la cosa straordinaria, è che la si può imparare e praticare anche attraverso le azioni che quotidianamente compiamo, soprattutto quelle che ci appassionano, svolgendole semplicemente in maniera consapevole e quindi, perché no, la si può imparare anche mentre corriamo. Lo Zen in corsa.

 

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Fonti

  • Lo Zen e l’arte della corsa – Luca Speciani
  • melaniaromanelli.com
  • Larry Shapiro – Lo zen e l’arte della corsa   

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