ZEN (o Zazen) è un termine giapponese che, come quello originario sanscrito Dhyana, e quello cinese Ch’an significa “meditazione” e che è il vero e proprio cuore della pratica dello Zen.
Tendenzialmente, alla parola Meditazione, siamo spesso portati a collegare il significato di riflessione, di pensiero, per il semplice motivo che siamo abituati a pensare “sempre”, siamo continuamente in balia della nostra mente che spesso ci porta altrove rispetto a dove effettivamente siamo. Il principio base della pratica della Meditazione, è ricercare “un incontro con sé stessi” che avviene solo nel momento in cui liberiamo la nostra mente dai pensieri consci, dalle attività logiche, creando come un vuoto nella nostra mente; significa abbandonare ogni pensiero discriminante come piccolo o grande, bene o male, bello o brutto, simpatico o antipatico, significa sedersi in pace dentro se stessi alla riscoperta della propria interiorità, della propria essenza. Una volta eliminati i pensieri (cosa non semplice), la nostra percezione di noi e dell’ambiente esterno inizia a modificarsi e induce uno stato di calma profonda; solo così è possibile scrutare interiormente sé stessi, con molta chiarezza.
“Solo quando l’acqua è perfettamente calma, è possibile vedere con chiarezza il fondo del lago.”
Per eliminare i pensieri consci, è necessario concentrarsi sul proprio corpo: per esempio sul respiro. Ascoltare il nostro respiro ci avvicina a noi stessi. Ci fa sentire qui e ora, nel posto dove siamo, nel momento presente. E non è solo il respiro che possiamo sentire, ma anche le sensazioni che il nostro corpo prova e ci trasmette. Tali sensazioni devono essere percepite, vissute, “praticate”, in quel luogo e in quel momento, libere da qualunque pensiero esterno.
“Quando siedi, siedi; quando cammini, cammina; quando lavori, lavora.”
E’ la classica frase con la quale il maestro illumina chi, da profano, si avvicina allo Zen. Analizzando l’espressione, si capisce come noi siamo il contrario di tutto questo. Infatti “ quando sediamo, pensiamo che dobbiamo andare a correre, quando corriamo pensiamo al lavoro, quando lavoriamo pensiamo che andremo a correre e così via”.
Bisogna quindi imparare a fare, quello che stiamo facendo, “qui e adesso”.
Lo spirito Zen è quello della vita quotidiana, dalla mattina alla sera, di ora in ora, istante dopo istante.
Liberarsi dai pensieri non è, però, cosa facile, specialmente per chi è agli esordi di tale pratica, perché essi ritornano inesorabilmente, distogliendo dalla concentrazione su sé stessi. Poiché inizialmente eliminarli è impossibile, essi devono andare e venire, senza disturbare la nostra attenzione al “qui e ora”, e ritornando sempre, anche in piena consapevolezza, a sé stessi e alle proprie sensazioni istintive. Anche piccoli passi di consapevolezza di sé, porteranno automaticamente ad un’espansione del nostro inconscio, che ci farà provare stati di calma mai provati prima, e momenti di chiara visione.
Imparare a “praticare” significa non essere toccati o scossi dai fatti esterni, non essere disturbati da mille cose futili, essere consapevoli del proprio corpo e delle proprie sensazioni, non avere fretta né obbiettivi, non aspettarsi niente, lasciare andare la mente e liberarsi dai pensieri, essere completamente dentro a ciò che si sta facendo. Praticare la meditazione Zen significa essere il proprio corpo, svuotare la mente, accedere a ciò che di più vero e nascosto esiste in noi.
Qualcuno riesce a farlo correndo.
“Corsa e Zen, un connubio vincente …..meditazione attiva (la corsa) e meditazione passiva (lo zen)”.
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Fonti:
- sakuramagazine.com
- “Lo zen e l’arte della corsa” del Dott. Luca Speciani