Lo Zen in Corsa – Corpo e mente … legame inscindibile

“Tutto è uno ….”

Ciascuno di noi ha mille motivi diversi per correre. Chi lo fa per sfogare qualche tensione, chi per puro spirito competitivo o chi solo per dimagrire. Lo si pratica dappertutto, con voglia o poca voglia, col sole o con la pioggia, ma … alla fine corriamo tutti, e nella maggior parte dei casi ci piace farlo. Ad alcuni piace correre perché gli libera la mente dalle preoccupazioni e li fa sentire più rilassati, una volta finito.



La nostra mente (la mente di un runner) è sempre in dialogo col nostro corpo. Colui che corre è un po’ diverso da tutti gli altri, perché è abituato ad avere a che fare con il proprio corpo.   Noi che corriamo siamo abituati a percepire con il nostro corpo le sensazioni che esso ci fa vivere. Sappiamo cosa significa essere stanchi.   Sappiamo cosa vuol dire avere le pulsazioni a 200.   Siamo capaci di fare dei collegamenti mentali tra mente e corpo, come ad esempio, stanchezza e allenamento duro significano infortunio, essere demotivati comporta una bassa resa in gara, la presenza di dolori comporta l’adozione di un ritmo più lento, e così via.

Possono sembrare cose ovvie per chiunque. E invece non è sempre così.

Il segreto della salute fisica e mentale non sta nel lamentarsi del passato, né nel preoccuparsi del futuro, ma nel vivere il momento presente con saggezza e serietà.

Infatti, se invece di ascoltarci, e di sentire quello che il corpo ci dice, usiamo la logica della soppressione, per non essere infastiditi dai sintomi, come quando abbiamo un dolore al ginocchio e prendiamo un antinfiammatorio o sentiamo mal di testa ed ecco pronto un analgesico, possiamo stare certi che otterremo l’effetto contrario e non capiamo che, così facendo, è come se eliminassimo la sirena dell’antifurto quando abbiamo i ladri in casa. Il corpo infatti ci manda dei segnali d’allarme: “Sei stanco, attento!” Non puoi tenere quei ritmi, quella tensione! Ti gira la testa! Noi dovremmo raccogliere il messaggio e riposare per dieci ore di fila. Invece no: giù un analgesico e via a lavorare. E in pausa pranzo, ripetute dure che tra 20 giorni c’è la gara. Poi … il corpo si ribella mandando in profondità i sintomi (con un’allergia, una tachicardia, un’insonnia, una depressione o un serio infortunio). Dobbiamo imparare a capire che il corpo ha ragione più spesso del nostro cervello, che va ascoltato, anche quando ci dice qualcosa che a noi non piace molto. Il corpo non accetta soppressioni, e i suoi sintomi altro non sono che segnali.

Prendersi cura del proprio corpo significa prendersi cura della propria mente e viceversa, sia quando si tratta di favorire il proprio benessere fisico e mentale prevenendo, nei limiti del possibile, le cause che potrebbero pregiudicarlo, sia quando esse siano già presenti e si stia cercando di curarle e/o eliminarle o, nella peggiore delle ipotesi, alleviarle.

 La cura, dunque, parte dalla prevenzione e la cura del corpo comprende anche la cura della mente.

Occorre imparare ad intuire  che corpo e mente non possono essere considerati come due elementi separati, bensì parti di un sistema che interagiscono costantemente tra di loro, come amici, alleati. Occorre ogni tanto saper sostituire il verbo “devo” con i verbi “posso, voglio”. Bisogna rendersi conto che il corpo non ascoltato si ribella, che corpo e mente sono una sola cosa, e che in fondo, tutto è uno; quando avremo capito ciò, allora ci saremmo avvicinati un po’ di più allo Zen.

Per acquisire queste capacità è necessario lasciare spazio di espressione alle percezioni del nostro corpo.

E’ necessario liberare la mente dai troppi pensieri che l’affliggono. Per esempio con un po’di pratica di Meditazione Zen.

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Fonti

  • Lo zen e l’arte della corsa – Dott. Luca Speciani
  • Lo zen e l’arte della corsa  – Larry  Shapiro,
  • La salute e il modello Bio-Psico-Sociale – Dott.ssa Ambra Salvati

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